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Curiositá

In Italia c’è un paese che non viene nominato perchè porta sfortuna: la maledizione

Quasi nessuno ne è a conoscenza, ma la sua storia è a dir poco affascinante: c’è un paese italiano “innominabile” a causa della sua sfortuna. 

A questo paese italiano è stata attribuita un’etichetta che lascia perplessi. E’ “innominabile” per via della sfortuna che può colpire coloro che si azzardano a chiamarlo per nome. Ebbene, scopriamo la sua storia e il perché nel tempo la sua reputazione è stata compromessa.

Il paese italiano che porta sfortuna, è innominabile (Digitalquantistico.it)

Ci troviamo nel cuore della Basilicata e il paese oggetto di nostro interesse trionfa su una splendida collina che regala alla vista un panorama rurale mozzafiato. A prima vista, il borgo appare come grazioso e invitante per trascorrere delle tranquille passeggiate in giornate di sole. Com’è possibile che qualcuno ne sia addirittura spaventato?

Alla scoperta del paese italiano che “porta sfiga”

La leggenda che ruota intorno a questo borgo ha voluto che il pronunciare il suo nome portasse sfortuna. Ecco che gli abitanti dei paesi vicini lo chiamano “chille paise”, ossia “quel paese” in dialetto lucano. La storia che l’ha portato a guadagnare questa fama ha qualcosa di inquietante.

Siamo nella provincia di Matera e parliamo di Colobraro, il borgo incastonato nel cuore dell’Appennino Lucano, proprio arroccato su uno sperone roccioso lungo le pendici del Monte Calvario. Con i suoi 600 metri di altezza, Colobraro è splendido e circondato di natura incontaminata.

Nessuno lo nomina, è il paese italiano che porta iella (Digitalquantistico.it)

Ha una storia che ci riporta in un passato molto remoto, quando ancora il luogo era legato alla badia di Santa Maria di Cersosimo. Nel lontano XII secolo, il borgo appartenne al conte Bertaimo d’Andria e successivamente divenne proprietà dei conti di Chiaromonte e dei Sanseverino di Tricarico. Nel tempo, è passato di mano in mano e non smise di prosperare. Fu con l’unità d’Italia che visse un periodo di difficoltà economica dovuto al brigantaggio, mentre in epoca fascista divenne un rifugio per alcuni oppositori del regime e profughi ebrei. Tuttavia, ancora non godeva della fama locale di cui gode oggi. Solo avvenimenti più recenti gli hanno fatto guadagnare l’etichetta che rende il suo nome impronunciabile.

Cos’è successo a Colobraro e perché è un paese maledetto

Sono molte le persone che rifiutano di chiamare Colobraro con il suo vero nome, tant’è famoso in zona per essere un paese porta iella. Sembrerebbero essere stati degli avvenimenti degli anni ’40 dello scorso secolo ad avergli fatto attribuire questa nomea.

In quel periodo, una riunione di amministratori locali tenutasi a Matera vide Biagio Virgilio, podestà di Colobraro, tenere un lungo discorso. Al termine del suo monologo, avrebbe detto una frase del tipo “se non sto dicendo la verità, che possa cadere questo lampadario“, indicando verso l’alto. La leggenda vuole che il lampadario cadde veramente, non si sa se subito dopo le sue parole o nei giorni successivi.

La storia di Colobraro: perché si dice porti sfiga (Digitalquantistico.it)

Addirittura, sembrerebbero esserci state delle vittime per via dell’incidente. Virgilio non poté far nulla se non tentare invano di smentire quanto accadde. Molto velocemente, si sparse la voce nei paesi vicini e il nome di Colobraro divenne impronunciabile, pensando che bastasse questo per caricarsi di una sfortuna permanente.

Il secondo aneddoto che “macchiò” Colobraro

Anche un secondo episodio contribuì a rendere impronunciabile il nome di Colobraro. Si dice che alcune donne che abitavano il borgo fossero esperte di arti magiche. Tra di esse, spicca il nome di Maddalena La Rocca, considerata una maga seppur, in realtà, fosse solamente una contadina e tessitrice.

La presenza di queste donne contribuì a far credere che Colobraro fosse un paese avvolto da una maledizione. E’ proprio questa etichetta che ha permesso, negli ultimi anni, di incrementare il fascino turistico di zona: il borgo ha iniziato ad attrarre visitatori che si sono prontamente innamorati della bellezza naturale del posto.

Emanuela Toparelli

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