In un periodo storico dove le minacce informatiche sono quotidianità a portata di smartphone, può bastare un tasto per proteggerci.
Viviamo in un’epoca in cui le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e pervasive; che se dapprima rappresentavano casi singoli, ad oggi sembrano una realtà sempre più vicina. Ogni giorno possiamo essere esposti a virus, malware, ransomware e attacchi di phishing, spesso senza rendercene conto.
Basti pensare al recente caso di una dottoressa che non ha ricevuto la sua tredicesima, poiché i criminali hanno modificato l’IBAN nel suo account NoiPa; le chiamate fasulle da parte delle banche, o le continue richieste di schiacciare link e scaricare applicazioni. Oggi le truffe sfruttano la digitalizzazione dei servizi che utilizziamo ogni giorno. I nostri dispositivi, smartphone e computer, possono diventare bersagli di hacker che sfruttano vulnerabilità di sistema o semplici disattenzioni per installare software malevoli.
Per proteggersi, si ricorre spesso ad antivirus, firewall e sistemi di sicurezza avanzati. Ma ciò che molti ignorano è che, in alcuni casi, esiste una soluzione semplice ed efficace: un’operazione che tutti conosciamo e che spesso sottovalutiamo che da sempre è all’interno del nostro smartphone.
Negli ultimi giorni, un attacco ha colpito giornalisti e attivisti, anche italiani, sfruttando una vulnerabilità di WhatsApp. Il software di spionaggio ‘Graphite’, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, ha preso di mira dispositivi Android e iPhone, sfruttando una falla di sicurezza. Questo tipo di attacco utilizza file apparentemente innocui, come PDF o immagini, per convincere la vittima ad aprirli e attivare così un malware che rimane in esecuzione in memoria.
Proprio per contrastare minacce di questo tipo, Rocky Cole, co-fondatore della software house che ha creato iVerify, ha suggerito una soluzione tanto semplice quanto efficace: riavviare lo smartphone quotidianamente. “Numerosi exploit sono presenti solo in memoria – ha spiegato Cole. – Non sono file richiamabili all’avvio e riavviando il telefono è possibile eliminare l’esecuzione di malware attivi in memoria”. In buona sostanza, con un semplice riavvio, la RAM viene svuotata e qualsiasi software malevolo che si trovava in memoria viene disattivato. Ciò costringe gli hacker a dover reinviare il payload per riattivarlo.
Ma alt: questa pratica non sostituisce l’uso di misure di sicurezza più avanzate; è un’azione semplice ed efficace per ridurre il rischio di attacchi. In particolare, aiuta a contrastare le minacce che operano senza lasciare tracce permanenti nel sistema, come gli attacchi ‘zero-click’, in cui il malware si installa senza che la vittima compia alcuna azione.
Oltre a riavviare il dispositivo con regolarità, è fondamentale mantenere aggiornato il sistema operativo e le applicazioni, scaricare software solo da fonti ufficiali e fare attenzione a messaggi sospetti. Per chi è particolarmente a rischio, dispositivi Apple offrono anche la ‘modalità isolamento’, un’opzione avanzata che limita drasticamente le funzionalità del telefono per ridurre la superficie di attacco. Ma per la maggior parte degli utenti, un semplice riavvio può già fare la differenza.
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